Lunedì, 23 Gennaio 2012
Mi spiace non essere all’altezza di nulla, mi spiace perché non si tratta di me, ma di ammassi di persone che sprecano il loro tempo al mio fianco. La verità è che io non solo all’altezza di nessuno, impartisco assurde lezioni di vita che ho imparato io a forza di schiaffi, e spero e credo e voglio che gli altri provino le stesse cose, e crescano allo stesso modo. Non cerco mai favori ma mi aspetto che qualcuno me ne faccia sempre uno, io parlo d’amore quando poi il mio ha fatto schifo e neanche è mai esistito fin in fondo. Io che sono mezzo metro sotto terra e poi mezzo metro sopra l’aria, ma mai prima di nessuno. Io che non mi meraviglio più ne di un otto a scuola e neanche di un quattro, gli eventi mi scivolano dalle dita come fosse sabbia asciutta, e nulla può essere fatto affinché ritorni in me la voglia di fare che tanto mi apparteneva. Io non voglio più fare nulla. E’ paura si. Chiamatemi codarda, chiamatemi idiota, chiamatemi passiva. Io non voglio più fare qualcosa e sbagliare, sbagliare, sbagliare. Sentirmi la porta sbattere sul naso, e ancora e ancora, non voglio più sentire ‘’ è errato, è finto, è brutto’’. Sbagliare fa crescere, si, ma qualche piccola soddisfazione, anche la più stupida delle vittorie infonde sicurezza, ed io non sono soddisfatta, io non sono vittoriosa, forse non sono neanche così umana se ancora mi meraviglio di chi dorme senza dare la buonanotte. Non mi estinguo e non capisco perché, dovrei abbandonarmi alle folle impazzite che mi passano davanti, e invece no, la resistenza è bella alta, la fortezza è costruita troppo bene per essere scavalcata, ma gli insuccessi pesano, e pesano ancora di più sei hai diciotto anni e nulla di sicuro in tasca. Perché io sono arrabbiata con il mondo, arrabbiata dalla sua insulta ipocrisia, dal suo sorrisino sarcastico e i volta faccia inaspettati di chi ci abita, odio i suoi frutti acerbi e avvelenati, ed odio quei posti così lontani che neanche puoi toccarli, odio te soprattutto che non riesco mai a stringere, ti odio così tanto che non riesco a cancellarti. Ma si, che bella bugia. Profonda come la tua inconsistenza. 
Scritto da <$Miriana> alle 20:23
Grazie per i Link - commenti (1)
Mercoledì, 11 Gennaio 2012
C’è che la mia vita deve continuare al di là di ogni breve o lunga sosta. C’è che sono stanca di aspettare che i ciottoli di un lungo viaggio ritornino tra le mie mani. Sono pezzi di un vetro rotto, vecchio, logorato dal tempo, perché dovrei conservarli? Sono taglienti, e non ci pensano due volte prima di conficcarsi sotto la pelle, tagliarti, lasciarti sul pavimento zuppa di sangue. Detriti assassini di qualcosa che si trascina e speri torni apposto. Ma aspettare è un tempo troppo lungo per chi da fare miliardi di cose ancora. Non voglio più attendere nulla, non voglio vicoli, non voglio più il fiato sospeso in attesa di quel messaggio che rimanda il suo arrivo continuamente. Non è il problema di essere al secondo posto, o meglio è un problema, ma si sopporta finché c’è rispetto. Poi tutto svanisce se la gentilezza va a pu**ane. Perché c’è il giusto tempo per stare con la persona amata, e il giusto tempo per stare insieme a me. Invece puntualmente questo non accade mai, la gente preferisce sbattermi le porte in faccia e viversi la loro felice relazione senza alcun problema esterno. E sai qual è il vero problema? E’ che io non sono la solita persona che conosci e dimentichi nel giro di 24 ore. Non è vanità, non è sicurezza, è solo che sono un tipo particolare, a volte rompo le palle più del previsto, a volte mi sveglio con la luna storta, ma sono essenzialmente una persona buona. Io non ho mai detto addio a nessuno, mi sembra una parola così vuota, terrificante, e fuori dalle cose giuste che conosco, che allora evito di usarla, per sino per chi non è più in questo mondo io uso la parola Arrivederci, mi sembra più accomodante, seppur spesso illusoria, ma ti porge un cuscino, ti tende la mano, l’arrivederci rispetta i tuoi tempi e quando sente che sei pronta ti da l’amara conclusione che nulla sarà mai più come prima. E invece no, la gente dice Addio con una certa facilità pari a chi vive e dimentica. Si incamminano nelle loro vicende dicendo troppo spesso quella parolina violenta, eliminano qualcuno dalla loro esistenza a volte per banali motivi, così, come se strappassero un tenero fiore da un prato verde acido, troppo semplice, troppo irrazionale, troppo logico. Non è vero che le persone possono essere dimenticate, nell’amore, nell’odio, nell’indifferenza c’è sempre un sottile ricordo di qualche dettaglio vecchio, qualche conversazione, qualche sguardo, qualche piccolo bacio sulla guancia, un buon profumo, delle mani fredde, il ticchettio del suo orologio. Rumori, suoni mimetici che ti restano fin dentro l’anima, stralci della tua storia che non vanno via neanche a lavarli con l’acido. Ciò che viene e vive dentro di te, difficilmente va via, e se lo fa ti lascia dentro un graffio profondo impossibile da coprire con i tessuti che ti porti addosso. Certe situazioni restano ghiacciate ed irrisolute per più di mezza vita, per poi sciogliersi un giorno con il caldo alito della luna. 
Scritto da <$Miriana> alle 20:01
Grazie per i Link - commenti
Sabato, 07 Gennaio 2012
Uno poi cerca di farsi la sua banale vita e si ritrova davanti un paio di occhiali bianchi. Un comunissimo paia di occhiali bianchi, quelli grandi, quelli che ti coprono tutta la faccia, quelli di ieri. No, perché il mio masochismo mi suggeriva per sino di comprarli, me li piazzo in faccia, mi guardo allo specchio del negozio e voltandomi verso mia madre noto la sua faccia mista a disgusto e divertimento. “Sembri un moscone Mirià” dice mamma, poi aggiunge. “ Ma se vuoi comprarli!” “No, no. Non mi stanno bene.” Le rispondo soltanto. Il fatto è che non è vero, o meglio il mio era solo un tentativo disperato di comprare una reliquia da mettere nel cassetto, e guardarla, e pensare. Pensare cosa poi?. Tutto e niente. Basta il più banale oggetto a riportarti alla mente cose che cerchi di sotterrare sotto metri e metri di terreno scuro, ma i ricordi sono più forti, riescono sempre a risalire. Cosa avrei pagato un tempo per indossare i tuoi occhiali. Nella mia testa di bambina erano addirittura un pezzo di te, insomma un accessorio imprescindibile dalla tua persona, come se fossero due occhi, dei capelli, dei denti, sono lì perché completano e fanno la tua persona, non sono mica un pezzo in più. Compri la macchina, compri il volante. Poi c’eri tu e i tuoi occhiali. Quando mi capita di incontrare qualcuno con un paia simile sobbalzo in aria, quasi sembro nascondermi, puntualmente mi accorgo che non sei tu, e allora inizio a fissarli, quasi come se ne fossi ipnotizzata. Mi dispiace scocciarti, lo faccio sempre. Cerco in tutti i modi di trattenere il mio entusiasmo, a volte ci riesco e metto da parte il telefono fingendo di non pensare, altre volte pigio i tasti senza neanche rendermene conto, ti scrivo pure cose idiote, ti chiedo come stai, cosa fai, ma ancora tremo di paura. Non voglio essere ridicola, tutto qua, ma qualunque cosa faccia o dica mi sento troppo un pagliaccio, il pagliaccio dal nasone rosso e i capelli arancio che ancora è lì, ancora si fa problemi, e ancora e ancora. Poi arrivano i tuoi auguri, belli. Ci volevano proprio, il contenuto non è altrettanto bello ma lì per lì mi andavano pure bene, ma rileggendo e rileggendo mille volte la stessa frase sono arrivata ad una triste conclusione. Del tipo “Evita di cercarmi, siamo cosa vecchia ormai”, io non mi sento cosa vecchia, è tutto da rifare, mettere apposto, dimenticare molte cose e tenersi solo quelle belle bene in mente, ma tu non vuoi e va bene e va bene. Mi va sempre bene tutto di te. Ero in cerca di un consiglio sai? Si è rifatta viva una persona del passato, e volevo sapere cosa ne pensavi, cosa mi consigliavi di fare e dire, ma pure questa volta tu non ci sei. Il mio messaggio d’aiuto è rimasto lì appeso sulla corda delle richieste che in tutti questi anni ho cercato di avanzare,e son rimaste tutte lì. A te non piaceva quella persona, ricordo che mi dicevi che ti era antipatico, ormai non lo ricordi più, ma non ti andava proprio a genio, e non so per quale assurdo motivo. Qualcuno direbbe che sei fuori dal mondo con il tuo modo di essere e il tuo modo di comportarti, che calcoli spesso, che ami sentire quando qualcuno soffre d’amore per te, che sei pure un po’ egoista. Forse per un attimo le ho pensate anche io tutte queste cose, ma ci trovavo una spiegazione e la continuavo a ripetere al mondo e anche a me stessa. “E’ vero, ma è una persona fragile, è dolce.. vuole soltanto giocare non far del male”. Giustificavo le tue malefatte, anche se non è sempre giusto così, avresti dovuto anche tu come tutti avere le tue punizioni, le tue smentite, i tuoi insuccessi, ma per me resti sempre l’eroe romantico che ho conosciuto tanti anni fa. Il cursore lampeggia e mi segna che sono due pagine quelle che ho appena scritto. Ma non bastano sai? Non basterebbero neanche cento, neanche mille, è che a te c’è sempre qualcosa da dire, da ricordare, da sussurrare. Per stavolta hai vinto tu, ma il mio è più un divieto che una resa, perché io non mi arrendo mai.
Scritto da <$Miriana> alle 18:03
Grazie per i Link - commenti (1)
Mercoledì, 04 Gennaio 2012
E’ lo scorrere del tempo che inevitabilmente falcia quei pochi sospiri di sollievo che tiro su a ripetizione, come fossero boccate d’aria prima di una lunga immersione, come fosse il più banale degli atti che mette in funzione il mio cuore arrugginito. E’ tutto troppo vicino e lontano, tutto lento, tutto velocissimo, e nella loro inconsistenza di cose che passano e basta lasciano sulla lingua quel forte retrogusto d’amaro, che cerco di annegare in cucchiaiate di zucchero da cucina. Ogni giorno che passa è una pugnalata nel petto così profonda che a stento riesco a lamentarmi, a volte evito di farlo, a volte mi limito ad essere quella persona sorridente e compassionevole che tutti conoscono, cerco di non raccontare i miei guai a tutti quelli che mi si fermano davanti, tendo una mano, a volte inizio la mia camminata senza voltarmi indietro, ma non è egoismo è semplice voglia di iniziare a camminare, di incontrare i miei nuovi boschi, il mio nuovo lupo cattivo, la mia nonna che aspetta il cesto di cose buone. Come la piccola cappuccetto rosso mi addentro nel deserto bosco, forse per ingenuità, o forse per coraggio, mi stringo alla mia mantella come fosse la mia arma segreta, a tratti saltello completamente entusiasta di quell’avventura, e poi mentre la notte cala giù nascondo la paura di chi cammina da solo, e continuo a cercare.. cercare… cercare cosa poi? La casetta della nonna? O aspetto che il lupo faccia un sol boccone dei miei pochi vestiti e dei bruni capelli? Calpesto le vecchie foglie d’autunno che si lasciano cadere, mastico il nuovo vento gelido che le tempeste regalano ai passanti, cerco di fidarmi e a tratti immagino la strada di casa, per ritornare indietro, affinché la storia non si compia, affinché tutto resti sospeso nel vuoto di chi ha finito l’inchiostro, senza neanche scegliere un titolo. 
Scritto da <$Miriana> alle 12:41
Grazie per i Link - commenti
|
|
|
|