Martedì, 23 Dicembre 2014
C'era una volta una lacrima. Il suo calore era così immenso che la guancia sibilava sotto la sua forza, era appena nata, e non sapeva bene come funzionasse il mondo. Una cosa certa era che la sua vita sarebbe stata lunga e felice. Il tempo che avrebbe impiegato per raggiungere la bocca e poi il pavimento sarebbe stato infinito. Piccola, dolce, calda, e poi d'un tratto fredda. L'inverno torrido di quel giorno era così glaciale che il suo calore si disperse in pochi attimi. Era fredda adesso, tremava, ed era un pezzo di ghiaccio. Si chiese del perchè fosse nata, quale era stato il motivo della sua venuta, mentre sorrideva, e guardava le luci colorate intorno a lei, ruzzolò su un paio di labbra secche, e poi con un tonfo si schiantò sull'asfalto. La donna che l'aveva messa al mondo senza accorgersene riuscì anche a calpestarla. Qualche sua sorella la raggiunse, ai piedi della donna. Poi iniziò a piovere. La lacrima era adulta ormai, e innamoratasi perdutamente di quella fitta tempesta, si ritrovò a fare l'amore con la pioggia. L'acqua del cielo la inglobò fino a renderla sua. Al mattino, il sole asciugò le strade . Il ciclo era finito. La lacrima era invecchiata e poi felicemente scomparsa.
Scritto da <$Miriana> alle 18:08
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Lunedì, 22 Dicembre 2014
Ilaria correva. Mi immagino di si. Zompettava per la casa la sera di Natale, chiedeva a sua madre se per lei ci sarebbero stati i regali che aveva chiesto. Babbo Natale si sarebbe ricordato di lei? Non avrebbe perso un rigo della sua lettera disordinata. Sul fondo anche un bel disegno. Le renne ricoperte dalla neve, un pacchetto,e poi mamma e papà. Lei non c’era nel disegno, perché lei lo stava disegnando. Che assurdo ingegno quello di Ilaria. I suoi capelli d’oro risplendevano sotto le lucine di natale. Ma non era un oro del sole, né del fieno, i suoi capelli erano di un oro antico, vecchio e imbrunito, ma pur sempre prezioso. I suoi piedini nudi vorticavano per la stanza, le paiette e i brillantini le restavano sotto la pianta dei piedi. Il letto avrebbe luccicato, almeno così diceva, sua madre non era entusiasta di quest’invenzione, tuttavia Ilaria era la sua gioia, e Ilaria decideva, disfaceva, gridava, rideva. Non era viziata, ma era un vizio tutto quello che le piaceva. E le palline di natale solo di un fucsia barbie, quelle che piacevano a lei. E i nastrini bianchi bianchi come la neve o il riso col formaggio. A babbo natale aveva chiesto oltre che una serie di regali, anche una sorellina. La mamma le aveva spiegato che Babbo non poteva farci proprio nulla in tal proposito, ma che a quello ci avrebbero pensato lei e il suo papà, ma non adesso. Cinque anni son davvero pochi per occuparsi di un’altra vita. Ilaria sbuffava e tremava nell’attesa di questa gioia. Nel frattempo si teneva impegnata a spargere il suo solito caos. Il plaid di winny pooh pieno di pieghe sul letto, e una decina di bambole distese sul pavimento. Ilaria era incostante, e giocava con dieci cose in una volta. Poi perdeva il filo e correva dalla mamma. Un bacio, due baci, tre baci. Ilaria adorava le coccole, soprattutto il profumo di vaniglia dei capelli della mamma. Lo stesso che sprigionavano i suoi. Babbo Natale era arrivato per l’ultima volta, di rosso vestito, e di bianco coperto. Il suo sacco carico di regali. Con fare circospetto aveva dato un bacio alla bambina, e poi le aveva lasciato un biglietto: “Meriteresti mille cose di più, nel frattempo ti dono tutto quello che ho!” Che felicità e che grida al mattino. Il bambolotto con la febbre, e la barbie sirena. E il maglioncino nuovo con la faccia delle winx. Poi un vuoto, il silenzio. Un brutto male, mi immagino di si. I suoi capelli d’oro spezzati in un vento fortissimo, le sue braccia sempre più deboli. Il pallore della sua faccia perfetta ad indicare i giorni duri che le avevano sfasciato il corpo. Meno parole, meno risate. Meno disordine. Ilaria giaceva nel suo letto piccolo, sommersa di coperte, eppure aveva freddo. La tv non le interessava più, nemmeno i giocattoli. Voleva che qualcuno restasse al suo fianco giorno e notte, a darle la mano, a sussurrarle piano dolci ricordi. Come l’ultima vacanza a Capri. Si era divertita un mondo, e aveva fatto molto amicizia con una bambina dell’Uruguay. Il suo costumino talmente piccolo da sembrare quello di una bambola di pezza. In foto un sorriso timido ma furbetto. Le gambine abbronzate distese su un fianco. L’ultimo ricordo felice prima di andare. Cinque anni e tante cose da fare. Ilaria è un ricordo, è una lapide fredda sommersa di giochi. Ilaria è il saluto che dedico quando visito i miei morti. Un bacio, un sorriso ai suoi peluche. Non la conosco,e lei non conosce me, eppure quella piccola creatura è una costante nella mia testa. Una preghiera, le dico ‘’ciao’’, sottovoce, ogni volta con le lacrime agli occhi. Potrei essere la sorella che volevi e che avevi chiesto alla mamma. Sono grande più di quanto ti aspettavi, ma ti ho amata, e ti amo anche se non ti ho mai conosciuta. Mi immagino così i tuoi cinque anni di vita, felici, straripanti di gioia come una tazza che straborda di panna. A volte anche i cigni più belli annegano nel petrolio, ma tu non sei annegata, sei volata dove non possiamo arrivare, ma tu si, e potevi già da molto prima.
Scritto da <$Miriana> alle 19:29
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Giovedì, 04 Dicembre 2014
Sento le tue parole sbattere per tutta casa. Sono vento, e il vento freddo che mi porto dentro tu potresti dargli fuoco. Appicca l’incendio, sta solo a te incenerire il caos della mia vita. Con quegli occhi di lince mi porti in salvo e poi mi lasci su una zattera bucata. Sento le tue mani che graffiano l’anima. Ogni pezzo di pelle si trascina tra le tue dita. Ogni angolo diventa tondo per arrivare a te. Orgasmo parole che non oso dirti. E favole non te ne racconto più. Mi piacerebbe che fosse tutto vero, che fossi qua quando ti cerco e anche quando non proferisco il tuo nome. Mi piacerebbe che tu fossi propriamente reale, che non fossi in fuga, che io non fossi già scappata e nascosta tra i rovi che ho cantato. La neve scende, le nostre orme si accostano. Rinuncio a tutto tranne al fatto che tu non possa esserci.
E' come si cercano gli amanti che poi ci ritroviamo.
Scritto da <$Miriana> alle 11:24
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