Sabato, 27 Agosto 2011
Credo di essere portatrice sana di quella che in molti chiamano schizofrenia, ma un tipo diverso, meno clinico più naturale e vivibile. Una sub malattia che ti fa essere irrequieta, che ti spinge ai margini ma che invia al tuo cervello il desiderio di essere al centro di tutto, quella che ti manda in tilt la notte e ti porta via ogni desiderio di dormire, e allora giri e rigiri nella tua stanza ricordando il giorno dopo soltanto il rumore dei passi che ticchettano e balzano sul pavimento. E’ un qualcosa che ti affolla brutti ricordi nella testa, e mentre stai per versare la prima lacrima ti ricorda il bello di quelle stesse cose. E’ una malattia che ti fo**e la testa perché quando hai un minuto libero ti carica di pensieri e te li mette in sequenza cosi bene che ti sembra la solita scaletta televisiva da seguire, e invece no, sono solo i tuoi bastardi pensieri, e la prima cosa che mi viene in mente è la parola futuro. E’ la cosa che più mi spaventa, sono sempre stata terrorizzata all’idea del domani che passa ed inevitabilmente cambia le cose e cambia te stessa, ma non è questione di capelli che crescono o di jeans che non entrano più, il fatto è che non ci volevo pensare, e non ci voglio pensare neanche adesso. Senza i miei sogni io sono a terra, ma gli stessi sogni se non dovessero realizzarsi mi porteranno comunque in basso, la delusione ha di questi effetti distruttivi ed incombenti, a me piace volare, ma non ho più 13 anni dove il sogno di scrivere un domani era solo una bella possibilità, un treno da aspettare e godersi il viaggio con il doppio biglietto in tasca. Oggi che sono grande nel giro di qualche anno se il treno non dovesse passare credo sia inutile anche aspettarlo, occorre prendere altre strade, fare il giro su quattro ruote guardando il panorama sfuggirmi dagli occhi. Non voglio essere una parrucchiera o un’operaia, ho sogni più grandi, e non è di certo perché mi sento superiore a chi ha sogni ordinari, ma io ho un nome speciale, una vita tutta speciale, e sono l’unica o forse una delle poche portatrici sane di schizofrenia. Perché portarmi via i sogni?
Scritto da <$Miriana> alle 22:49
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Venerdì, 19 Agosto 2011
Io ci credo all’immortalità, solo che non riesco a capire quali meccanismi del nostro corpo, del nostro cuore, si mettano in funzione una volta scaduto quel tempo materiale e necessario che permette a noi di esistere. L’esistenza eterna ha due risvolti che soltanto uno stupido non riesce a cogliere, c’è la bellezza del tempo che passa e non cambia, c’è il tramonto che scende in basso e la sicurezza di vederlo per altre infinite volte, c’è la brezza del vento che giocando con la tua pelle ti ricorda che sei vivo e lo sarai per sempre, c’è la voglia di crescere e di spegnere milioni di candeline per poi andare a dormire ed essere sicuri che nessun uomo incappucciato ti trascinerà via, c’è la dolcezza di quei baci che per quanto poco durino sai che domani ne avrai un altro, e poi un altro ancora, e l’assurdità di quel numero che precede il nome diventato solo un piccolo dettaglio, e lo stupore di guardarsi allo specchio e riconoscere lo stesso viso per giorni e giorni, poi mesi, poi anni che trascorrono inesorabili senza trascinare alcun brandello di felicità e forza. Ma se ci si fa attenzione quest’assurdo gioco del tempo sembra essere il passatempo del demonio, quella clessidra ferma e quegli orologi morti non fanno altro che rincorrerti e ricordarti che per quanto sia bella la tua vita, per quanto tu abbia amato, odiato, sofferto e gioito, non ci sarà mai fine a quella bellissima storia, che la cassaforte impreziosita ha perso le sue chiavi, che la giostra coi cavalli continuerà a girare e ancora e ancora, e in cambio non vorrà altro che il brivido delle cose che finiscono, del salto nel vuoto, della conclusione del tuo film a colori. Non ti chiederà altro che di vedere la persona che ami diventare cenere, e la tua famiglia scomparire a poco a poco, non ti chiederà altro che di vedere le mura di casa tua che ingialliscono e cadono al posto tuo, non ti chiederà altro che la follia di provare a saltare quel burrone milioni di volte e ritrovarsi sempre in piedi senza neanche una goccia di sangue sull’asfalto, non ti chiederà altro che i tuoi occhi stanchi, e quelle mani giovani che in preda alla disperazione quasi sembrano intrecciarsi in mille voli che neanche vale più la pena di fare. Sarà soddisfatto guardandoti negli occhi quando ormai ti caverai il cuore dal petto, sarai vivo ma è come se non lo fossi, ed è come se tutte le clessidre, tutti gli orologi avessero ripreso a girare per tutti gli altri tranne che te, tu aspetti ancora di ripartire, aspetti di nascere e finalmente chiudere gli occhi, morire.. morire come ogni uomo fa.© 
Scritto da <$Miriana> alle 17:55
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Lunedì, 15 Agosto 2011
Mi dicevano bugie adesso io lo so che l'amore non ti spegne mai perchè ti riempie di magia Mi dicevano non affidarti mai le sue mani poi ti mettono nei guai l'amore non ha colpe. Un suo sguardo e il mondo si rovescia nulla più contava solo la sua faccia e il suo sorriso eterno E' la primavera nata a cuore aperto quando fuori piove non è un dispetto son goccie di dolore. Quando lentamente mi abbraciava tutto andava in fiamme tranne noi e poi.. e poi.. e poi... Quando quei suoi occhi si tuffano nei miei liquide emozioni da portare via e poi poi e poi.. Camminavi a lenti passi accanto ai miei tu lasciavi orme nei miei guai cambiavi gli orizzonti Di bellezza rispecchiavi gli anni tuoi come stella costellavi i giorni miei e mi stregavi senza le parole Sorridevi al giorno come fosse la poesia mi stringevi e mi sentivo tua non ho più scuse per dirti ora vai. e d'amore adesso il cuore scoppia in noi cerco ancora il tuo profumo e non ci sei ti aspetto alla deriva. Quando lentamente mi abbraciava tutto andava in fiamme tranne noi e poi.. e poi.. e poi... Quando quei suoi occhi si tuffano nei miei liquide emozioni da portare via e poi poi e poi.. Ma dove sei se ancora sei nella mia testa io sto impazzendo e vivo barcollando ma dove sei se ancora sei nelle bugie che si raccontano ridendo
Di verità io splenderò tenendo la tua mano solo una splendida occasione Io ti dirò che sei per me l'unica porta che lascio ancora troppo aperta. Quando lentamente mi abbraciava tutto andava in fiamme tranne noi e poi.. e poi.. e poi... Quando quei suoi occhi si tuffano nei miei liquide emozioni da portare via e poi poi e poi..
Quando tutto lentamente si spegneva e la notte fredda ci abbracciava tutto cadeva.. quando tu piangevi di paura io ti tenevo forte al cuore e poi.. e poi.. eternamente noi.
Scritto da <$Miriana> alle 15:13
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Giovedì, 11 Agosto 2011
E’ stata forse l’esperienza più forte della mia vita. Difficile, intensa, insolita ma estremamente breve. Li osservavo da lontano mentre cercavo di intravederli tra la folla dell’aeroporto, ma niente. Non riuscivo a vederli, poi quasi per intuito alzo il braccio al cielo e due persone che assomigliano tanto a loro mi si avvicinano con la loro valigia grande. Di solito sono timida, non sono spavalda con le persone, o meglio non lo sono con chi non conosco benissimo, loro li conoscevo ma mai li avevo visti dal vivo, mai li avevo presi per mano e guardati negli occhi per davvero, eppure loro adesso erano lì nei posti dietro della mia opel astra, auto che per tanti anni ospitava il mio di corpo, ora si lasciava accarezzare dalla pelle di due stranieri. Lei. Bellissima ragazza dagli occhi chiari. Lui, faccino simpatico e un grosso sorriso. Ma entrambi in ogni modo cercavano di evitare il mio sguardo, più gli facevo delle domande, più loro sorridevano senza saper cosa dire. E allora scatta la paranoia del “Forse in cam sono più bella e simpatica”. Loro neanche sembravano le stesse persone a cui mi sono affidata da anni, ma paradossalmente più passavano i giorni più mi sembrava loro assomigliassero davvero alle persone che avevo conosciuto al di là di uno schermo molto prima. Ma la timidezza gli passò subito, qualche ora ed erano già i miei amori, ed erano al mio fianco, nella pizzeria di famiglia a mangiare la pizza di Napoli. Era strano perché sembrava tutto surreale, progetti, viaggi, cose da fare, ma forse non ci credi mai fin infondo, credi siano solo desideri smistati nelle cose impossibili da fare, e invece quella volta erano lì, e non c’era cosa più bella di prenderli per mano, mostrargli il mio paese, vedere il loro sorriso schiudersi quando i miei genitori gli offrivano ospitalità. E senza neanche avere il tempo di pensarci erano nella mia stanza, tra le mura che per diciotto anni hanno ascoltato proprio tutto di me, i loro occhi rimbalzano da spigolo a spigolo, catturavano ogni peluche e dettaglio da portare a casa con loro. Quella era la mia stanza e dentro questa volta, accanto allo stesso pc c’erano anche loro, i miei beniamini virtuali per cui avrei dato la vita. E hanno mangiato nei miei stessi piatti e le mie stesse cose, hanno guardato le mie foto e il filmino di quando feci la comunione senza un dente, hanno assaporato l’odore di mare che Napoli emanava in tutto il suo luccichio, e si sono adeguati alla mia mania di fare foto, cosa molto difficile. Ma la cosa più bella sono stati i giorni passati a mare, ci svegliavamo presto, inviavo a loro un sms con su scritto scendete, loro mi aspettavano all’entrata dell’albergo con un grosso sorriso, salivano in auto e andavamo a mare, era bello perché su quei lettini fino ad all’ora c’ero sempre stata solo io, al massimo con mio padre, ora c’erano loro a prendere il sole accanto a me, a giocare in acqua schizzando l’acqua e ad evitare grosse pietre, c’erano loro strapieni di crema solare, e c’erano loro quando il sole calava in acqua e noi ci preparavamo per tornare a casa. E alla festa dei miei diciotto anni loro erano belli da morire, e si confondevano tra le risate della mia famiglia, erano al mio fianco e timidamente mi diedero i loro regali, ed erano bellissimi, anche solo perché erano i loro pensieri, oggetti che perdevano la materialità delle cose e volavano lontano, nella preziosa dimensione che appartiene solo a noi. E il bigliardino? Si sono forte, avete visto, tiro dei colpi secchi che sfondano la porta, ma la cosa bella non era vincere, ma essere li con voi e quando meno ve lo aspettavate alzando leggermente lo sguardo vi sorridevo per poi far finta di nulla. E il giorno prima che siete andati via vi ho scritto una lettera, potevo evitarla alle due di notte qualcuno potrebbe dire, ma il fatto è che per una volta volevo scrivervi qualcosa con l’inchiostro e non un qualcosa di freddo stampato al computer, volevo lasciarvi qualcosa di mio, qualche riga che potesse farvi sentire tutto l’amore che provo per voi, ci ho spruzzato del profumo, non so se regge ancora, ma a me piace pensare che sia ancora lì, che su quella carta ci siano le mie impronte digitali di quando quella notte ho deciso di aprirvi il mio cuore, di quando la luce della lampada colpiva gli spigoli della carta ed io barcollavo da un lato all’altro della stanza in cerca di una busta. La cosa più difficile però è stata vedervi andare via, i primi giorni non ci pensi o forse fai finta che quel giorno sia lontano, eppure è arrivato con tutta la violenza del mondo sulle nostre vite, mi è sembrato di morire e rinascere quando lentamente la prima persona andava via, lei stava andando dall’altra parte dell’aeroporto dove solo i passeggeri vi possono accedere, lei andava via ed io non potevo farci nulla, lei piangeva ed io le dicevo “Dai, forza”, ma dentro stavo cosi male che avrei buttato giù il pavimento, le ho lasciato la mano quasi a cacciarla, e lei mi ha fatto un mezzo sorriso ed è andata via. L’auto è ripartita in velocità con il solito stereo acceso, ed è partita la solita canzone di Adele che ci ha tormentato tutti quei giorni, lui dal sedile posteriore era ricurvo sulle spalle, a me sono uscite forse dieci lacrime, ed avevo gli occhi rossi, ma poi ho deciso di smetterla, non dovevo piangere, non era da me, le riasciugai con il bordo della mia mano e sorrisi a lui che forse aveva capito già tutto. Poi è arrivato anche il suo turno, da casa mia alla stazione siamo arrivati forse in dieci minuti, e non è normale che il tempo sia corso così veloce, ma il destino non è dalla mia parte, lui desiderava così intensamente quel momento che aveva messo su il migliore acceleratore del mondo, getto le braccia al suo collo e lui ha gli occhi socchiusi, forse trattiene le lacrime, ma anche stavolta io sembro tranquilla, e pure stavolta sembra io lo cacci, ma non è cosi, magari avessi potuto fermarli, ma la vita non è così, bisogna dirsi spesse volte arrivederci e bisogna essere forti, bisogna avere le spalle d’acciaio. Lui si allontana verso il suo pullman e si volta verso di noi quasi a non voler partire, io mi infilo in auto e fingo di non stare male, poi papà riparte e solo in quel momento mi accorgo che è davvero finito tutto, che loro erano partiti ed io me ne sarei tornata a casa ancora una volta da sola, che l’avventura più grande della mia vita aveva premuto il tasto stop ed io non potevo fare nulla per evitarlo, era normale che l’auto si sarebbe precipitata a casa, ed era normale che voltandomi indietro loro non c’erano più, poi sono arrivata a casa e guardandomi allo specchio ho pianto così silenziosamente che forse nessuno se ne è accorto, ma quelle erano lacrime sincere, io stavo davvero male e a loro lo avevo detto soltanto nella lettera che avrebbero letto durante il viaggio, erano distanti e mi mancavano già. Loro mi mancano già, in ogni momento, e vorrei soltanto poterli riabbracciare, vorrei soltanto tornare indietro con il tempo e rivivere ancora tutto cento mila volte, e ancora e ancora e ancora. Spero di avervi regalato qualcosa, di aver riempito le vostre aspettative, di avervi fatto divertire, di esservi stati accanto il doppio di quanto vi aspettavate. Io posso solo dirvi che siete meravigliosi e non vi cambierei per nessuno al mondo. 
Scritto da <$Miriana> alle 16:11
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Mercoledì, 03 Agosto 2011
Il calendario segna 3 Agosto.
Scritto da <$Miriana> alle 10:23
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